La tartuficoltura è l’arte di coltivare il prezioso e profumato fungo tramite simbiosi mutualistica con le piante arboree ed arbustive. Tale “legame” si instaura artificialmente con un procedimento chiamato “micorizzazione” attraverso il quale, in ambiente controllato, si inoculano le spore del fungo ascomicete direttamente sull’apparato radicale delle giovani piante catalizzando il processo simbiotico.
Le tre specie di tartufo, coltivate con buoni risultati nell’areale Umbro, risultano essere il Tuber melanosporum Vitt. (tartufo nero pregiato), il Tuber aestivum Vitt. (trartufo estivo) ed il Tuber uncinatum Vitt. (tartufo uncinato). Le specie arboree simbionti più diffuse sono: roverella (Quercus pubescens Willd.), carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.), nocciolo (Corylus avellana L.) ed il leccio (Quercus ilex L.).
Su ciò non esistono regole matematiche, è tutto legato ad una serie di fattori; come la procedura di micorizzazione, le proprietà fisico chimiche del terreno, la disponibilità idrica, l’altitudine, l’esposizione, le lavorazioni ecc. La chiamiamo arte perché per la riuscita dell’impianto, oltre che le spore, anche l’uomo che si occupa in prima persona di questa attività, dovrà essere non solo in “simbiosi” con gli alberi che cura, ma dovrà trovare il giusto equilibrio di fattori che abbiamo descritto sopra.